Non è un caso che tra molti non addetti ai lavori ci sia un po’ di confusione tra queste due tecniche di lavorazione tessile. In effetti, cardatura e garzatura sono legate da un comune elemento, che è il protagonista di entrambe le lavorazioni: il cardo.

Sì, stiamo proprio parlando del fiore del cardo, che anticamente veniva lasciato essiccare per poi essere utilizzato durante la lavorazione della lana. Tuttavia, cardatura e garzatura sono due lavorazioni tessili con scopi completamente diversi e che avvengono in due step della produzione ben distinti.

Vediamoli uno per volta.

La Cardatura

La cardatura è una lavorazione che affonda le sue radici nell’antichità e viene eseguita allo scopo di “ripulire” la lana, districarne le fibre fino a renderle parallele. Il procedimento viene eseguito in una fase iniziale del ciclo produttivo tessile, per preparare la lana alla successiva fase di filatura.

La cardatura ieri

Se facciamo una breve ricerca, risaliamo rapidamente alla costruzione della prima macchina cardatrice meccanica, che fu opera di Paul Lewis nel 1760. Se però ci spingiamo più indietro nel tempo, scopriamo che questa lavorazione ha origini ben più lontane, che sono state ricondotte all’antico Egitto.

In Egitto, infatti, il fiore cresceva rigoglioso e veniva accuratamente selezionato per lavorare la lana allo scopo di trattare quelli che si potrebbero definire i “predecessori” del nostro materasso, con l’obiettivo di renderli più morbidi e confortevoli. Per volere di Carlo Magno, durante il Medioevo, il cardo venne importato in Italia per essere coltivato e impiegato nel settore tessile.

Dopo essere stati essiccati, i cardi venivano disposti su delle assi di legno e fissati ad esse tramite dei chiodi. Questi strumenti – artigianali ma efficaci – presero il nome di cardacci e continuarono per molto tempo ad essere impiegati nella lavorazione della lana.

Con la rivoluzione industriale, i cardacci iniziarono ad essere progressivamente sostituiti, o comunque integrati, da macchinari sempre più evoluti. Così, oltre al fiore del cardo si cominciarono ad utilizzare anche delle spazzole composte da piccoli e sottili dentini in acciaio.

La Cardatura oggi

Oggi la tecnica di cardatura è stata affinata e avviene in più step:

  • Scardassatura
    In questa prima fase le fibre vengono preparate attraverso una lavorazione che le separa e le assottiglia. Il macchinario che svolge questa attività si chiama carda ed è composto da grossi rulli su cui sono disposti numerosi dentini metallici molto sottili. Il risultato ottenuto dopo questo passaggio è una sorta di velo molto sottile, che prende il nome di velo cardato.
  • Stiro
    Nella seconda fase si ripete il passaggio sotto questi rulli, ma ad una velocità maggiore. In questo modo il velo di fibre diventa più sottile e più omogeneo.
  • Pettinatura
    L’obiettivo di questa fase è la parallelizzazione delle fibre, per rendere il velo cardato il più omogeneo possibile.
  • Lo Stoppino
    Nell’ultima fase, il velo cardato viene avvolto su se stesso in modo da stratificare le fibre e ottenere il cosiddetto stoppino (pronto per la filatura).

La Garzatura

La garzatura, a differenza della cardatura, è un processo di finissaggio, che quindi avviene in una fase finale del processo produttivo. La tecnica è volta a migliorare le proprietà del tessuto. Senza questo tipo di trattamento, ad esempio, la lana risulterebbe dura e ruvida al tatto e insopportabile sulla pelle.

Dopo le fasi che fanno parte del finissaggio umido, che comprende il lavaggio e la follatura, il tessuto è pronto per la fase di garzatura. La garzatura consiste nello “spazzolare” il tessuto con delle garze apposite, volte ad estrarne il “pelo”, il “cuore” della fibra tessile. Anche questa tecnica, come quella della cardatura, ha radici antiche ed è complessa da realizzare.

Per i tessuti più pregiati e delicati, non sempre si utilizzano delle spazzole metalliche, ma si impiegano, appunto, dei cardi vegetali. Il fiore del cardo infatti risulta molto più delicato sul tessuto trattato e permette di conservarne pienamente tutte le proprietà, evitando di spezzare la fibra. In questo modo, tutte le caratteristiche principali del tessuto riescono ad essere esaltate a pieno.

La Garzatura tradizionale

Per ottenere il massimo dalla lavorazione tradizionale, i cardi vengono coltivati e poi selezionati con molta cura. Ogni fiore deve infatti rispettare dei canoni dimensionali e qualitativi ben precisi. Oltre a questo, anche la disposizione dei cardi sul macchinario è di fondamentale importanza. Infatti, per garantire un risultato ottimale, è necessario che i fiori siano disposti in maniera uniforme.

L’effetto desiderato sul tessuto deve essere omogeneo, sia al tatto che alla vista.

Gli aculei dei cardi, che sfiorano appena la superficie del tessuto lavorato, funzionano come delle delicate “pinzette”, che estraggono il pelo dal tessuto, rendendolo così morbido al tatto e delicato sulla pelle.

La Garzatura e le esigenze industriali

Come per la cardatura,  anche nel caso della garzatura il fiore del cardo è stato quasi completamente sostituito da piccolissimi aghi metallici in grado di riprodurre pressoché lo stesso effetto, ma con minori costi, minore manutenzione e un ciclo vita più lungo.

Per tutti questi motivi, le macchine di garzatura che si servono di aghi metallici sono ritenute più produttive e, dunque, riscontrano un impiego maggiore rispetto ai macchinari predisposti per l’utilizzo dei cardi.

E quindi? È meglio il cardo o il macchinario di ultima generazione?

Riuscire a trovare un equilibrio sano tra tradizione e innovazione è da sempre uno  dei pilastri della nostra filosofia. Per questo, la nostra strategia di produzione cerca di integrare strumenti e know how del passato con le più avanzate tecnologie presenti sul mercato. Nello specifico, per alcune applicazioni molto particolari, o se richiesto espressamente dal cliente, realizziamo cardatura e garzatura anche utilizzando il caro buon vecchio cardo!

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