La storia della nostra Collezione Spring Summer 25
Recentemente abbiamo incontrato Saimon, Alberto e Alessandro per approfondire l’essenza del progetto della Collezione e della Color Card SS 25.
Ci hanno raccontato in un’intervista come questo progetto rappresenti e celebri il ruolo centrale della creatività umana in Cangioli: dall’ideazione alla produzione.
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Perchè la Color Card della Collezione SS 25 si chiama The Glitch?
Il concetto di “glitch”, inteso come elemento randomico o di errore, che può essere previsto o imprevisto, voluto o estremamente improvviso nel contesto che riguarda la collezione, è stato collegato con il macchinario che può avere un malfunzionamento e l’uomo che può commettere un errore.
Nella combinazione di questi due elementi ci siamo resi conto che spesso nascono delle cose uniche che hanno una loro caratterizzazione o un loro elemento distintivo, che abbiamo voluto valorizzare e proporre proprio come prodotto.
Come siete riusciti a trasferire questo concetto sul prodotto?
Ci sono diverse tecniche per mettere in pratica questo concetto.
Può essere un discorso di finissaggio, che comprende delle lavorazioni che teoricamente sono “improprie” per un certo tipo di tessuto specifico, ma che proprio per questo gli conferiscono unicità: queste pieghe o deformazioni, che sono l’effetto caratteristico del tessuto, non sono omogenee ma molto randomiche e imprevedibili.
C’è la volontà esplicita di far sì che questo “errore” sia una caratteristica effettiva.
Secondo voi che cos'è che fa la differenza in questo processo che vi porta ad ottenere effetti così ricercati?
Ovviamente è di fondamentale importanza anche chi opera sulla lavorazione stessa: magari noi Product Designer pensiamo a una cosa e poi l’operatore ci mette del suo…perché alla fine queste sono delle lavorazioni quasi artigianali.
È l’operatore infatti che dà dei tempi e delle impostazioni alla macchina, che sono specifiche e personali, contribuendo così al risultato finale.
In alcuni casi ci sentiamo anche rispondere “ho capito quello che desideri ottenere, non preoccuparti ora ci pensiamo noi…”.
Come avete deciso di presentare e raccontare la Collezione?
La collezione è composta da cinque macro famiglie di tessuti.
– New York –
Questa famiglia richiama un po’ gli anni ’90. I colori sono prettamente bianchi e neri, con un tocco di lime. È il gusto metropolitano americano – però non quello moderno, attuale – quindi formale, pulito, rigoroso, tendenzialmente tessuti da tailleur. È presente tutto il mondo delle lane pettinate, le lane fredde sia in pura lana che in poliesterlana. Qui sono presenti quindi la pulizia e il minimalismo, anche attraverso tridimensionalità di armature oppure di luce, come in questo caso il lurex.
– The College –
Il secondo gruppo richiama un tema prettamente cotoniero, dove sono presenti molte gessature su base camicia e Oxford, prettamente colore off white e blu o celeste, ogni tanto qualche tocco di verde. Il riferimento è quello del college americano, un mondo sportivo legato al mondo cotoniero: è l’interpretazione di righe e camicerie classiche con un trattamento molto energico che gli dà questi aspetti più contemporanei e più lavati.
È sicuramente una cosa inusuale vedere questo tipo di lavaggio su un concetto di uniforme da college, dove invece siamo abituati a immaginarci la rigorosità e l’aspetto conforme che va dalla giacca alla camicia a proprio un tipo di atteggiamento. Quindi, qui viene fuori il tentativo di dare un aspetto un po’ più contemporaneo a una cosa che comunque è istituzionale e standard.
– Paris –
Il gruppo successivo è ispirato un po’ al mondo francese. Il gusto cromatico parte dal grigio, attraversa tutte le sfumature del verde, tocco molto freddo. Gli accenti di azzurri sono proporzionati all’intensità degli altri colori. A livello di fibrosità anche qui troviamo il lino e melangiature, situazioni che danno tridimensionalità e movimento al tessuto.
Il lavaggio c’è, ma in questo caso non è più un lavaggio esasperato, ma che dona semplicemente movimento alle superfici per dare risalto alla tridimensionalità dei fili, agli inserimenti di lurex e alle disegnature che – anche se basse – danno comunque movimento al tessuto.
– Amelia –
Il quarto gruppo è di ispirazione anni ‘20, in particolare ad Amelia Earhart. Richiama il viaggio e l’avventura.
Ci sono infatti colori che richiamano il safari, la presenza di jacquard, strutture di lino, colori molto caldi, tendenti al tabacco e al cammello, qualche tocco di celeste ma non troppo saturo a livello di camiceria. Ci sono sempre aspetti mossi e lavati con componente di lino anche abbastanza predominante.
C’è tanta ricerca di tridimensionalità attraverso i lavaggi oppure con altre tecniche quali la tridimensionalità di pesi, di trasparenze. Quindi andiamo da dei pesi leggeri a delle cose da capospalla come questo jacquard idrorepellente, oppure melangiature.
– Audrey –
All’ultimo gruppo abbiamo dato il nome di Audrey, dove sono presenti richiami agli anni ‘50 sia come colore sia come disegnature. Qui torna tutto il colore pastello, la parte un pochino più fresca e divertente.
Abbiamo degli effetti con delle tridimensionalità legati al filato che compone il tessuto e delle disegnature Vichy che sono realizzate in maniera da avere una certa tridimensionalità, che un po’ lega tutta la collezione.
The Glitch
Letteralmente significa “errore randomico”. In alcune forme di arte digitale e design è usato intenzionalmente come elemento di disturbo, per creare un effetto estetico.