Sostenibilità e moda: un connubio possibile e necessario. Uno dei settori a maggiore impatto ambientale – secondo solo al petrolchimico – sta cambiando rotta: da tempo, infatti, si sta evolvendo la moda etica e sostenibile. Un trend che ha portato ad una rivisitazione dell’intero ciclo di produzione e post-produzione delle collezioni.

Protagonisti nazionali e internazionali del mondo della moda e del lusso puntano sempre di più alla sostenibilità, ormai parte integrante della rinnovata strategia di business. Essere sostenibili, oggi, è una questione di numeri, percentuali e dati. Si tratta di valutazioni scientifiche degli impatti ambientali dell’intero ciclo di vita di un prodotto, chiamate anche “Life Cycle Assessment”.

Secondo la definizione proposta dalla SETAC (Society of Environmental Toxilogy and Chemistry), l’LCA è “un processo oggettivo di valutazione dei carichi ambientali connesso con un processo, un prodotto o un’attività, attraverso l’identificazione e la quantificazione dell’energia e dei materiali usati e dei rifiuti rilasciati in ambiente […]. La valutazione include l’intero ciclo di vita del prodotto, processo o attività, comprendendo l’estrazione e il trattamento delle materie prime, la fabbricazione, il trasporto, la distribuzione, l’uso, il riuso, il riciclo e lo smaltimento finale.”

 Nata negli anni Sessanta, questa metodologia è un valido strumento a cui i brand possono ricorrere per riprogettare ex novo i processi produttivi con un approccio eco-friendly.

Quali sono gli impatti valutati con il Life Cycle Assessment?

Tutte le fasi di vita di un prodotto hanno un impatto sul pianeta e possono comportare problemi ambientali. Ad esempio, solo per la realizzazione di una t-shirt servono 700 litri d’acqua, mentre la quantità necessaria alla produzione di un paio di jeans è equivalente al fabbisogno di acqua di un intero anno per una persona che vive nel sud Sahara.

Con la metodologia LCA è possibile valutare alcuni di questi processi. Primi tra tutti, il “re” delle urgenze ambientali, il cambiamento climatico, che ha conseguenze negative sulla salute dell’ecosistema.

L’impoverimento idrico, l’eutrofizzazione marina e terrestre, l’acidificazione, le emissioni di particolato, la riduzione dell’ozono e così via… sono gli altri impatti che la LCA analizza nel dettaglio per misurare il “grado di sostenibilità” del brand, prodotto o servizio in questione.

La valutazione del ciclo di vita di un prodotto si compone di quattro fasi.

Chic but not cheap.
Se il colore delle prossime collezioni è “green”, per molti piccoli brand ha delle sfumature assai più scure. Per eseguire la procedura LCA è, infatti, necessario armarsi di tempo, competenze e denaro, oltre ad una completa e rigida osservazione degli standard internazionali di gestione ambientale ISO 14040 e 14044.

In base a quanto previsto da queste norme, la metodologia di LCA si compone di quattro fasi.

  1. Goal and scope definitionIn questa fase iniziale, vengono stabilite le finalità e le categorie di impatto da analizzare. Particolare rilevanza è attribuita all’identificazione dell’unità funzionale, ovvero il prodotto su cui impostare l’analisi e il confronto con le possibili alternative.
  2. Life Cycle Inventory
    Si procede con la realizzazione e l‘analisi dell’inventario, in cui si esaminano tutti i dati ambientali associati ad un prodotto. In questo modo si tracciano l’interazione prodotto – ambiente, le materie prime consumate e le emissioni.
  3. Life Cycle Impact assessment
    Passando alla valutazione degli impatti, i dati raccolti nelle fasi precedenti vengono suddivisi in specifiche categorie d’impatto aventi effetti su scala locale, regionale e globale (es. effetto serra, acidificazione, eutrofizzazione, ecc).
  4. Improvement assessment
    Durante la fase di interpretazione, vengono analizzati e discussi i risultati ottenuti, con l’obiettivo di identificare le componenti del sistema da sottoporre ad interventi di miglioramento.

Quindi, perché le valutazioni del ciclo di vita sono così importanti?

Dietro ai trend, è in ballo il futuro del nostro ecosistema e questa metodologia non fa che strappare via il velo di Maya su cui il fashion system si è adagiato fino ad oggi.

Secondo un’indagine pubblicata sul sito di ASVIS (Alleanza Italiana dello Sviluppo Sostenibile), solo in Italia, gli acquisti sono aumentati del 400% rispetto a 20 anni fa. Compriamo sempre di più per indossare sempre di meno: questo approccio ha alimentato il sistema del “fast fashion”, rendendo i nostri abiti un prodotto “usa e getta“.

Grazie all’LCA, quindi, è possibile guardare al quadro più ampio del singolo prodotto, esaminando ogni step per identificare i diversi fattori che influenzano la sostenibilità e attuare, eventualmente, dei miglioramenti e cambiamenti mirati.

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