Dall’inizio dell’emergenza climatica, è partita la corsa all’oro dei brand per trovare soluzioni sostenibili: dalle colture rigenerative all’upcycling fino all’economia circolare. L’ultimo goal della moda è però la ricerca di materiali sostenibili, riciclabili e smaltibili.
Ad oggi le fibre sintetiche dominano la scena del tessile, eppure una soluzione esiste già. 100% naturale, rinnovabile e biodegradabile: è la lana.
Perchè scegliere la lana ad altre fibre.
- La lana è del tutto biodegradabile.
Tutti i materiali hanno un loro grado di biodegradabilità, che si misura con la velocità che una sostanza impiega a decomporsi per azione di agenti esterni. La lana è una fibra composta interamente di cheratina che, quando si decompone per opera dei microorganismi, non solo non inquina il suolo ma lo arricchisce con azoto, carbonio e zolfo.
Alert! Non significa che la lana si degrada facilmente! La sua decomposizione inizia solo quando viene sepolta nel suolo umido, il che significa anche che la lana non si accumula nelle discariche. Inoltre, i trattamenti anti-shrinkage a cui viene sottoposta durante la sua lavorazione non producono microplastiche, ma in certi casi accelerano il processo di biodegradazione. - La lana è una fibra circolare.
Che sia lunga o corta, ogni fibra di lana vergine viene utilizzata per creare nuovi prodotti, mettendo in moto la sua stupefacente circolarità.
Le fibre animali come la lana sono riciclabili attraverso processi meccanici a basso impatto: i capi e gli scarti pre e post consumo vengono infatti riconvertiti in nuove fibre di lana attraverso la “sfilacciatura”, un processo che non prevede prodotti chimici e un contenuto consumo d’acqua. Al contrario, fibre sintetiche come il poliestere richiedono processi chimici e molta energia per essere riciclati.
Dopo la tosatura, le fibre vengono classificate per finezza e lunghezza: le più lunghe e uniformi subiscono il processo di “pettinatura”, che produce filati extra fini, mentre quelle più corte, chiamate noils o blousses, vengono utilizzate per creare filati e tessuti di lana di alta qualità. Anche durante la fase di produzione, gli scarti vengono recuperati e riutilizzati come materie prime, a volte anche senza ulteriori lavorazioni. - I prodotti in lana sono “hard-wearing”.
La lana è una fibra naturalmente resistente, motivo per cui i capi possono rimanere in circolazione per un periodo di tempo relativamente lungo. Si stima che la durata media di un capo in lana sia compresa tra i 20 e i 30 anni.
Questo riduce il loro impatto ambientale. Infatti, la frequenza con cui si indossa un capo influenza anche l’impatto ambientale del capo stesso. A supporto di questa caratteristica, la lana, oltre a non produrre microplastiche, non necessita di numerosi lavaggi rispetto ai capi prodotti con altre fibre, perché è resistente agli odori e alle macchie. Ciò permette un risparmio in termini di risorse idriche, energia e detergenti (spesso chimici) per il lavaggio. - La lana è tracciabile.
Ora che i processi di produzione di quasi ogni capo di abbigliamento sono completamente industrializzati, è diventato sempre più difficile tracciare l’origine dei materiali. La tracciabilità è però importante perché dimostra non solo la provenienza di un materiale ma anche il luogo dove è stato lavorato.
È un velato do ut des che molti brand stanno implementando perché garantisce la loro trasparenza nei confronti del mondo e del consumatore finale, che negli ultimi anni è sempre più attento alle tematiche sociali e ambientali. Tracciabilità e trasparenza in cambio di “collaborazione” da parte degli utenti per la salvaguardia dei diritti civili e del benessere dell’ecosistema.
- La lana e gli Obiettivi ONU.
Pensiamo in grande! Una produzione coscienziosa di capi in lana potrebbe, a livello mondiale, contribuire al raggiungimento di alcuni Goals di Sviluppo Sostenibile definiti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) nell’Agenda 2030. Un programma d’azione che coinvolge tutti i Paesi del mondo e che mira a porre fine ad alcune “piaghe” della società odierna, che riguardano le tre dimensioni (economica, sociale ed ecologica) dello sviluppo sostenibile .
Fino a qualche anno fa l’industria della moda, sebbene inquinante, era del tutto estranea alle questioni sostenibili. Oggi invece c’è una maggiore consapevolezza, che ha contribuito a ridefinire il posizionamento e le responsabilità di questo settore. Ripartire dalla lana, nel rispetto delle norme, significa “rincorrere” alcuni degli Obiettivi Sostenibili, tra cui:
- “Decent work and economic growth”
- “Sustainable cities and communities”
- “Responsible consumption and production”
- “Climate action”
- “Life below water”
- “Life on land”
In definitiva la lana è una scelta che, riprendendo il concetto di moda come “espressione di sé”, ci rende tutti – fornitori, stilisti e consumatori – agenti attivi di un cambiamento globale, più responsabili e consapevoli.